Nel mondo animale, che sia selvatico, domestico o umano,
le ferite aperte rappresentano un rischio di infezione che tende ad essere più grave nel mondo selvatico dove, spesso, le ferite aperte possono portare direttamente alla morte dell’animale.
Per ridurre questo rischio, molte specie hanno sviluppato modi differenti nell’utilizzo di composti antimicrobici,
quindi di sostanze in grado di uccidere i microbi e per questo utili al trattamento delle loro ferite.
Le formiche, ad esempio, sono solite sfruttare delle secrezioni antimicrobiche prodotte da ghiandole particolari,
con il principale scopo di combattere patogeni esterni.
Tuttavia, alcune specie di formiche come quelle appartenenti al genere Camponotus,
durante il lungo processo evolutivo hanno perso queste ghiandole, sviluppando invece un modo del tutto particolare nella gestione delle ferite,
in particolare di quelle presenti lungo i loro arti.
Formiche che amputano zampe per sopravvivere
Un recente studio ha esaminato il modo attraverso il quale le formiche della specie Camponotus floridanus affrontano il problema degli arti che presentano ferite infette,
e i risultati sono stati veramente sorprendenti, rivelando un comportamento unico nel suo genere in tutto il regno animale!
Gli individui di questa specie tendono infatti a preferire l’amputazione degli arti feriti da parte delle compagne del loro nido.
Quando una formica viene ferita a livello del femore, quindi la zona dell’arto più vicina al corpo,
le sue compagne si attivano per amputare tutta la zampa danneggiata mordendo la base di questa fino a staccarla.
Questo comportamento, per quanto possa sembrare particolarmente cruento,
aumenta significativamente le possibilità di sopravvivenza della formica ferita,
ma solo nel caso in cui la ferita è stata riscontrata a livello del femore.
Quando, invece, una formica presenta una ferita a livello della tibia,
quindi la zona che si trova nella parte centrale dell’arto e quindi più esposta all’esterno del corpo,
le compagne non amputano la zampa ma, al contrario, decidono di dedicare più tempo alla cura diretta della ferita.
Amputazioni diverse in aree differenti
Il comportamento delle formiche compagne dell’individuo ferito è tutt’altro che casuale!
Tramite diversi esperimenti comportamentali e microbiologici,
i ricercatori hanno potuto constatare come nel 76% dei casi le formiche amputavano la zampa ferita entro, e non oltre, le 4 ore dall’infortunio,
accompagnando questo comportamento con successive cure ben mirate e precise alle ferite,
le quali nel tempo diminuivano a vista d’occhio.
Il processo di amputazione e cura dell’arto malato da parte delle formiche inizia sempre con l’atto di leccare la ferita e, solo successivamente,
con morsi ripetuti alla base della zampa fino a quando questa non viene staccata.
A differenza di quanto avviene quando la ferita è a livello del femore,
non è mai stata osservata alcuna amputazione di un arto ferito a livello della tibia.
In questi casi, infatti, le formiche ferite ricevono delle cure prolungate dalle loro compagne,
con una durata di circa 36 minuti nelle prime 6 ore in seguito alla ferita.
Femore o tibia? È un discorso di probabilità
Tutte le formiche ferite al femore infettate ed amputate tendono a presentare una probabilità di sopravvivenza maggiore rispetto a quelle non amputate,
mentre le formiche ferite alla tibia, sempre infettate e amputate, non mostrano un significativo aumento nella sopravvivenza rispetto agli individui che non hanno subito alcuna amputazione.
Questi risultati sono dovuti al fatto che i muscoli responsabili della circolazione dell’emolinfa nelle formiche,
quindi di quella che può essere intesa come il “sangue” degli insetti,
si trovano in gran numero soprattutto a livello del femore.
Dunque, un femore ferito tenderà a ridurre di molto la circolazione dell’emolinfa all’interno del corpo di una formica,
dando così il tempo necessario alle formiche compagne di amputare la zampa e prevenire la diffusione di un possibile patogeno all’interno del corpo.
Al contrario, quando le ferite si trovano a livello della tibia,
queste non influiscono particolarmente sulla circolazione dell’emolinfa, e ciò, dunque,
comporta una diffusione del patogeno con una velocità maggiore rispetto a quella di un patogeno che ha usato come via d’accesso il femore!
Insomma, sembrerebbe proprio che le formiche sappiano di avere una maggior possibilità di successo con un arto infetto a livello del femore piuttosto che uno a livello della tibia!
Le formiche della specie Camponotus floridanus hanno dimostrato a tutti noi di essere perfettamente in grado di adattare il loro trattamento in base alla localizzazione della ferita,
optando per l’amputazione solo quando questo trattamento aumenta con certezza le probabilità di sopravvivenza dell’individuo in questione!
Questo è un comportamento del tutto nuovo e straordinario,
che ci offre una nuova prospettiva sulle varie strategie di cura e adattamento del regno animale,
sottolineando, di nuovo, la grande ingegnosità delle formiche nell’affrontare le minacce, in questo caso infettive!
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