Una barriera corallina

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Martedì 21 maggio 2024 il Tribunale internazionale del diritto marittimo (ITLOS) ha emanato una sentenza positivamente inaspettata a favore di 9 piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

Questi ultimi hanno chiesto alle Nazioni Unite di riconoscere la loro intera responsabilità dell’inquinamento marino

e, di conseguenza, di sviluppare un maggiore interesse riguardo lo sviluppo di attività più sostenibili.

Il giudizio del Tribunale: una svolta inaspettata

Una stanza di tribunale dove si svolge la sentenza.

Il Tribunale internazionale del diritto marittimo, in inglese ITLOS (International Tribunal for the Lap of the Sea), è un organo indipendente, composto da 21 membri,

al quale spetta il compito di risolvere tutte le dispute e le problematiche relative alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

Convenzione, questa, firmata da 169 Stati ed entrata in vigore nel lontano 1994.

I protagonisti della storia

Un'isola in mezzo al mare.

I due antagonisti di questa vicenda sono tutte le nazioni aderenti alla Convenzione ONU sul diritto del mare,

e la Commissione dei piccoli Stati membri sui cambiamenti climatici e il diritto internazionale (Cosis).

Di questa Commissione fanno parte ben 9 Paesi insulari in via di sviluppo,

quindi Antigua e Barbuda, Niue, Palau, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Tuvalu e Vanuatu.

Questi 9 Paesi si sono uniti per richiedere alle nazioni aderenti alla Convenzione ONU di prendersi le loro responsabilità relative all’inquinamento marino

e di prendere delle misure più sostenibili nella gestione delle loro attività.

L’eredità della Convenzione del 1994

Un'industria che emette gas.

È già a partire dal 1994, con la Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici firmata da 169 Paesi, che si ha una base legale fondamentale per la tutela dell’ambiente marino.

E finora, con tutte le difficoltà del caso, alcuni Paesi sono riusciti a seguire le sue linee guida in maniera concreta.

La situazione, però, si è iniziata a complicare da qualche anno. 

Da quando le emissioni di gas serra in atmosfera sono diventate così tanto elevate e dannose da inquinare non solo i nostri polmoni, ma persino tutto l’ecosistema acquatico. Compreso quello marino!

È importante comprendere, infatti, come la Convenzione firmata nel 1994 sia fondamentale per la protezione dell’ambiente marino da sostanze tossiche ed in particolare dal petrolio proveniente dalle navi. 

Non difende, però, dall’inquinamento che negli ultimi anni è diventato una grande minaccia per tutti: le emissioni atmosferiche di gas serra!

La prima sentenza e il riconoscimento delle conseguenze del gas serra

Un panorama marino con il livello dell'acqua molto alto che rischia di inondare il suolo.

Durante la prima sentenza la Corte ha spiegato come le emissioni di gas serra vengano assorbite con facilità dagli oceani,

tanto da riuscire a provocare pericolosi fenomeni naturali come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle temperature oceaniche e l’acidificazione degli oceani.

Ad oggi, la minaccia numero uno per questi Paesi risulta essere l’innalzamento del livello del mare. 

Considerando un aumento delle temperature non oltre 1,5 gradi,

cioè la più ottimistica delle ipotesi,

tutti gli stati insulari in via di sviluppo rischierebbero comunque di andare incontro ad un numero di inondazioni costiere quattro volte maggiore rispetto al numero di inondazioni avvenute nel 2023.

La situazione, inoltre, peggiora ulteriormente se teniamo conto che sono 70 milioni gli abitanti che vivono lungo le coste e che rischiano danni economici di circa 1,54 miliardi di dollari solo nel 2024:

un danno economico che rischia di peggiorare ulteriormente negli anni, arrivando persino a toccare un aumento 25 volte maggiore di quello attuale.

Sono proprio queste le condizioni ambientali ed economiche alle quali sono sottoposti i 9 Paesi insulari, che si ritrovano così a dover combattere contro fenomeni imprevedibili e inarrestabili per la loro sopravvivenza.

Il primo ministro di Antigua e Barbuda ha dunque voluto sottolineare la sua enorme preoccupazione per il futuro della maggior parte delle isole.

Tutti i 9 Paesi insulari, infatti, rischiano di diventare del tutto inabitabili nel prossimo futuro se le Nazioni Unite non si decidono a rispettare il diritto internazionale e a fermare le catastrofi prima che sia troppo tardi!

L’urgenza di azioni concrete

Una cattedra del tribunale.

Grazie alle testimonianze dei 9 Paesi in via di sviluppo,

il Tribunale ha stabilito la piena responsabilità dei Paesi che hanno firmato la Convenzione del 1994 sulle emissioni di gas serra,

riconoscendo loro la colpa principale per il danneggiamento degli oceani e l’alterazione dell’atmosfera terrestre.

È proprio in seguito a questa causa che tutti gli Stati delle Nazioni Unite,

da ora in poi dovranno fare tutto il possibile per proteggere l’ambiente marino e fissare quindi degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra che siano decenti e che rispettino gli standard internazionali!

Una vittoria dal significato profondo

Un paesino di mare sulla costa e le barche a vela che navigano in mare.

Per quanto questa sentenza non abbia potere coercitivo, quindi non ha alcun potere di imporre pene agli Stati se non seguono le indicazioni richieste,

questa è pur sempre una vittoria che richiede a tutti i Paesi di agire in tempi brevi a favore dell’ambiente!

È fondamentale che tutti gli Stati si rendano conto della crisi climatica in atto e di conseguenza facciano di tutto per ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente naturale.

Questa sentenza del tribunale, il giorno 27 maggio, sicuramente passa alla storia come un chiaro segnale di impegno globale nel contrastare la crisi climatica e nella protezione del nostro pianeta!

Aspettando un’altra bella notizia piena di meraviglia e speranza, 

vi dò appuntamento al prossimo nuovissimo articolo meravigliosi EcoWarriors!

Di Zoe

Sono una divulgatrice e guida ambientale appassionata. Creatrice di EcoHorizon, condivido articoli su ambiente, novità scientifiche, pratiche ecosostenibili, piante e animali. Quando non sono impegnata a scrivere, conduco escursioni e workshop per avvicinare le persone alla natura. Seguimi su EcoHorizon per scoprire come possiamo proteggere e preservare il nostro pianeta insieme!

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