Elefanti che bevono in un pozzo in Zimbabwe.

Negli ultimi anni il Parco Nazionale di Hwange, in Zimbabwe, ha dovuto contare un numero infinitamente grande e terrificante di decessi tra i suoi abitanti.

Già dal 2019, infatti, quest’area dello Zimbabwe ha dovuto combattere contro una grande siccità che ha causato la morte di molti individui, grandi e piccoli, appartenenti alla popolazione di elefanti che vivevano in questo Parco nazionale.

Ma vediamo nel dettaglio quanto la siccità abbia comportato, e comporti tuttora, gravi danni a intere popolazioni di elefanti all’interno del Parco Nazionale di Hwange.

L’inizio della fine

Due elefanti che giocano insieme.

L’incubo ha avuto inizio ben 5 anni fa, nel 2019, 

quando la prima devastante siccità ha colpito lo Zimbabwe, 

obbligando gli attivisti e i volontari del Parco a lottare contro il tempo per cercare di salvare più individui possibili tra elefanti e leoni. 

Parliamo di centinaia e centinaia di animali, 

dai più piccoli agli adulti.

L’agenzia per la fauna selvatica dello Zimbabwe ha quindi pianificato lo spostamento della maggior parte degli animali dalle zone sottoposte ad un maggior rischio per la loro conservazione.

Per questo motivo molti elefanti sono stati allontanati e spostati dalla zona del Parco Nazionale di Mana Pools e Hwange.

Perdita di risorse idriche fondamentali in Zimbabwe

La diga ancora integra, prima di cedere.

L’enorme gravità della situazione è diventata fin troppo evidente soprattutto quando è stato calcolato che ben 200 esemplari di elefante hanno perso la vita nel giro di soli due mesi.

E non a causa di bracconaggio o caccia di qualsiasi tipo.

Ma per “semplice” mancanza di acqua!

Ben 200 elefanti, 

anche molto giovani, 

non sono riusciti a sopravvivere alla grande siccità che ha colpito l’intera regione.

Inoltre, 

fino a qualche anno prima, 

la sopravvivenza della maggior parte degli animali di questo Parco Nazionale dipendeva da una diga in particolare,

quella di Maitengwe.

Questa diga era abbastanza capiente da rappresentare un buon rifornimento idrico per molti animali della zona 

ed era quindi in grado di soddisfare il fabbisogno idrico della maggior parte della popolazione di elefanti del Parco.

Il grande problema della sopravvivenza animale iniziò però nel 2005, 

quando questa diga cedette 

e lasciò alle popolazioni animali solamente una grande superficie di terra arida e tanta disperazione.

Lotta alla sopravvivenza tra animali e umani

Due elefanti che si avvicinano ad una casa abitata nello Zimbabwe.

Questa disperazione, comunque, non ha toccato solamente le popolazioni animali, 

ma anche quelle umane.

In una situazione come quella del 2005, 

e poi del 2019, 

più di cinque milioni di abitanti delle zone rurali presenti nello Zimbabwe si ritrovarono di fronte ad una enorme carenza di cibo a causa proprio della mancanza delle piogge.

Contemporaneamente anche le popolazioni di elefanti si ritrovarono in una situazione di grande vulnerabilità.

Fu proprio a causa di queste simultanee condizioni, 

umane e animali, 

che il conflitto tra uomo e fauna selvatica aumentò a vista d’occhio.

Molti animali selvatici, 

infatti, 

non sapendo più dove potersi procurare cibo e acqua,

iniziarono ad avventurarsi persino fuori dal parco sconfinando in territori abitati da popolazioni umane.

Tutta questa crisi, 

iniziata proprio da una crisi idrica

e ancor prima climatica, 

ha portato ad una serie di tragedie non solo animali, ma anche umane.

Oltre 200 persone dei villaggi adiacenti al parco sono infatti morte in seguito a diversi conflitti con gli animali selvatici!

In seguito a tutti questi eventi del 2005 e alla morte di così tanti individui nel 2019,

l’agenzia per la fauna selvatica si è attivata pianificando un trasferimento di circa 600 tra elefanti, leoni, bufali, giraffe e altre specie che oramai all’interno del Parco e nei dintorni non potevano più trovare risorse per la loro sopravvivenza 

rischiando quindi la morte per disidratazione o per fame.

Così, durante la stagione delle piogge, 

ci fu uno dei più grandi “traslochi effettuati da animali” all’interno della regione dello Zimbabwe!

Tutto ciò venne organizzato da lavoratori e volontari del Parco, 

colmi della speranza di riuscire a dare un posto dove poter sopravvivere a tutte le specie già naturalmente a rischio di sopravvivenza a causa delle nostre solite attività umane!

Una nuova siccità in Zimbabwe

Un elefante in primo piano che cammina in un ambiente completamente arido dello Zimbabwe.

Speranza che sembrava essersi avverata… fino all’anno 2023.

Ebbene si.

È proprio nel 2023 che si torna a parlare dello Zimbabwe e della grave siccità che continua, 

a distanza di 4 anni, 

a provocare morti e devastazione.

Nell’ultimo anno il clima caldo e secco presente in questa regione ha portato ad una siccità destinata a non finire tanto velocemente.

In soli 4 mesi, 

tra agosto e dicembre, 

sempre nel Parco Nazionale di Hwange sono morti disidratati ben 160 elefanti!

In realtà si ipotizza che il numero dei decessi sia molto più grande in quanto anche altri individui, oltre ai 160, 

sono stati ritrovati deceduti fuori dal parco in situazioni sospette: 

siccità o bracconaggio illegale?

Non lo sapremo mai!

Quello che sappiamo con certezza è che la maggior parte degli elefanti all’interno del Parco sono morti per fame.

Ma non è questa la cosa più assurda!

La maggior parte degli elefanti è morta a soli 50 – 100 METRI dalle poche fonti d’acqua ancora disponibili!

SOLO 50 – 100 METRI!

Questi comunque sono solamente i primissimi casi riscontrati di decesso di individui di popolazioni di elefanti.

Nei mesi a seguire, infatti, i decessi si sono triplicati.

Nel solo mese di settembre sono stati contati ben 1800 elefanti che, 

CONTEMPORANEAMENTE, 

tentavano di rifornirsi da una sola e unica fonte d’acqua.

Quanti di loro saranno mai riusciti a sopravvivere?

Una crisi idrica ne porta altre cento

Una popolazione di locali che fanno del bracconaggio ad un gruppo di elefanti nello Zimbabwe.

La siccità ambientale non porta solo ad un problema di morte per carenza idrica, 

ma purtroppo un’altra grave minaccia dalla quale queste popolazioni animali si devono proteggere è il bracconaggio illegale.

Questa è un’attività che negli ultimi mesi è aumentata sempre di più proprio a causa della povertà alimentare alla quale TUTTI gli abitanti della zona, 

umani compresi, 

sono ormai ufficialmente sottoposti.

Gli abitanti dello Zimbabwe, infatti, non sanno più dove potersi rifornire!

Non è solo la risorsa idrica a scarseggiare, 

ma automaticamente anche quella alimentare.

I raccolti non crescono più, 

le coltivazioni non vanno a buon fine, 

gli animali domestici non hanno nulla da mangiare e ancor meno da bere… 

e muoiono.

Di conseguenza, ovviamente, intere famiglie africane rischiano di andare incontro allo stesso destino che spetta ai loro animali e ai loro raccolti.

Da qualche parte dovranno pur andare a cercare le risorse per la propria sopravvivenza.

Ed ecco qui che entra in gioco il bracconaggio illegale  rivolto agli animali del Parco Nazionale e in particolare agli elefanti.

Perché proprio loro?

Questi animali sono una doppia risorsa per le popolazioni umane: 

risorsa alimentare con la loro carne e risorsa economica con le loro zanne.

Ed ecco qui che gli elefanti, 

in una situazione così tanto tragica per tutti quanti, 

sono obbligati a doversi difendere con tutta la poca forza che ancora rimane loro, 

per proteggersi non solo contro la siccità idrica, 

ma anche contro gli umani che bramano la loro carne tanto quanto le loro zanne!

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Previsioni scoraggianti per lo Zimbabwe

Un giorno di pioggia in una zona arida della savana nello Zimbabwe.

La situazione climatica è devastante in tutta l’Africa meridionale.

Tra febbraio e novembre 2023 non c’è stato nemmeno un giorno di piogge nel Parco Nazionale di Hwange.

Parliamo di 9 mesi di completa siccità!

Questa situazione ha portato ovviamente ad un’importante scarsità alimentare nella regione, 

a temperature molto più alte del normale e ad una totale assenza di acqua in alcune aree. 

Tutto ciò ha portato, ovviamente, ad un aumento di stress ambientale e fisico in tutte le popolazioni animali della zona.

Situazione stressante che non sembra voler diminuire nemmeno nel 2024.

La National Oceanic and Atmospheric Administration 

(agenzia che ha come obiettivo quello di proteggere le risorse del mondo naturale e che monitora la situazione climatica a livello mondiale) 

ha previsto il fenomeno di El Niño tra la seconda metà del 2023 e la prima metà del 2024.

Fenomeno questo che porterà ad un peggioramento del clima caldo e secco e ad un’ulteriore riduzione delle precipitazioni.

Quindi ad un periodo ancora più prolungato e difficile di siccità in Zimbabwe!

Insomma, 

entro al fine dell’anno 2024 lo Zimbabwe potrebbe non ricevere nemmeno il 50% delle precipitazioni stagionali naturali e dunque necessarie per la salute dell’ecosistema e di tutti i viventi al suo interno 

(uomo compreso comunque eh!).

Locali e ambientalisti le provano tutte 

Diversi gruppi di locali che lavorano per costruire dei pozzi nuovi per aumentare la risorsa idrica nello Zimbabwe.

Ad oggi quello che i locali e i gruppi di conservazione di Hwange possono fare è solamente ragionare sulla tipologia di attività da svolgere per cercare di mitigare una futura situazione di grande siccità ambientale.

Tutti i gruppi di conservazione, infatti, hanno iniziato a scavare pozzi di acqua con l’intenzione di distribuire in maniera più omogenea possibile la risorsa acqua tra le varie popolazioni di elefanti, 

cercando persino di concentrare queste aree nelle zone dove il cibo tende ad essere più facilmente disponibile.

Hanno persino installato dei sistemi a energia solare sui pozzi già esistenti 

per tentare di estendere le ore di pompaggio 

e favorire così più ore di acqua disponibile anche durante la stagione più calda a partire da agosto.

In che direzione vogliamo andare?

Il globo terrestre.

La situazione comunque è veramente molto critica 

e gli sforzi per cercare di “salvare il salvabile” tra la popolazione di elefanti richiedono delle importanti risorse.

E queste devono essere fornite in tempi molto rapidi!

Il pianeta Terra rischia di perdere una volta per tutte una grande bellezza quale è l’elefante!

Ed il problema non riguarda e non riguarderà mai unicamente questa imponente specie, 

ma tutte le specie animali e vegetali sul pianeta Terra.

Siamo immersi fino al collo in una situazione devastante che rischia di distruggere del tutto l’intero ecosistema mondiale, 

non solo singoli ecosistemi separati tra di loro 

(che poi quanto separati saranno mai realmente?).

Oramai è l’intero globo terrestre che rischia una morte, causa disidratazione o altro… 

ma la rischia.

Non possiamo più voltarci dall’altra parte e far finta di nulla.

Ci sono numerose zone della Terra che non vedono una goccia di pioggia per mesi e mesi, quasi per un anno intero.

E anche se noi italiani non siamo ancora arrivati a tanto… 

ci arriveremo.

E nemmeno così tanto tardi!

Che pensiamo di fare quindi?

Stiamo perdendo enormi meraviglie preziose già da diversi anni.

Vogliamo continuare in questa direzione?

E per quanto ancora?

Il tempo stringe cari EcoWarriors!

Di Zoe

Sono una divulgatrice e guida ambientale appassionata. Creatrice di EcoHorizon, condivido articoli su ambiente, novità scientifiche, pratiche ecosostenibili, piante e animali. Quando non sono impegnata a scrivere, conduco escursioni e workshop per avvicinare le persone alla natura. Seguimi su EcoHorizon per scoprire come possiamo proteggere e preservare il nostro pianeta insieme!

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